Il bianco nella storia della moda

05 Marzo 2021 • Filed under storia della moda

“Il bianco ingrassa.”
Quanti di noi hanno sentito questa frase? Penso quasi tutti.
Da dove nasce questa convinzione?
Dal fatto che il bianco, rispecchiando la luce, nella nostra percezione amplia le immagini, mentre il nero, assorbendola, le rimpicciolisce.

Bene, quindi c’è del vero in questa convinzione.
Eppure forse sarebbe opportuno andare un po’ oltre la semplice percezione della figura e studiare la grande simbologia storica che lega l’abbigliamento a questo colore.

Tutti sappiamo che gli abiti bianchi esistono fin dai tempi antichi.
Erano bianche le vesti egiziane dipinte nelle tombe di sacerdoti e faraoni, probabilmente simbolo di purezza e regalità. Erano bianche molte tuniche nell’antica Grecia e a Roma addirittura la toga bianca rappresentava la cittadinanza romana.

Nel Medioevo, dopo la diffusione del Cristianesimo, l’abito bianco assume simbolo più legati alla religione che alla società: con esso si identificavano determinate virtù ed era utilizzato per gli indumenti esterni prevalentemente da monaci e sacerdoti.

Nel Rinascimento assume il simbolo di colore della Trasfigurazione divina, viene ripreso nella pittura sia in chiave religiosa che come richiamo al passato in opere che vogliono tratteggiare figure storiche dell’antichità, usate a scopo allegorico (vedi Botticelli con la Primavera)

Curiosità: in Europa il bianco fu anche il colore del lutto per le vedove fino al 1600.

MODA IN ETÀ MODERNA

Parlando puramente di moda, il primo abito bianco con una sua identità propria, slegato a significati religiosi e simbologie è la “chemise à la Reine.”
Lanciato da Maria Antonietta che, dopo aver ammirato e studiato con la sua pittrice un quadro della sua Pinacoteca, decise di posare allo stesso modo del soggetto di quel quadro: naturale, senza troppi ornamenti.
Qui uno stralcio della storia dalle memorie della pittrice:

“La regina mi chiese se pensassi vi fosse un messaggio misterioso in quel ritratto, io pensavo, e lo dissi alla regina, che il pittore probabilmente stesse mostrando uno stile nuovo, uno stile più naturale: quella modella era prima di tutto una donna, e dopo rappresentava il suo ruolo; e quel sorriso, che parte dagli occhi, ci rivelava che era lei la vera artista:  il suo fascino aveva guidato la mano al pittore. Fu così che, più tardi, la regina posò in modo meno regale, in una maniera più naturale e dipinsi quel ritratto della regina che, quando fu esposto suscitò grande scalpore e molte maldicenze: i critici dissero che la regina appariva indecente e per nulla regale, ma in realtà io cercavo solo di mostrare uno stile nuovo ormai emergente, uno stile più naturale che credo di aver contribuito a rendere popolare.”

Quel quadro era “La Gioconda” di Leonardo Da Vinci.
Nonostante l’iniziale scalpore, il nuovo abito ebbe un enorme successo e divenne popolarissimo.

È probabile che influenzò anche i decenni successivi, con l’avvento dell’epoca Napoleonica e lo stile Impero (quello che ammiriamo in quasi tutti i film tratti dai romanzi di Jane Austen.
Questo stile faceva largo uso di un materiale fino ad allora considerato più umile: la mussola di cotone. Fu sempre in questo periodo e a causa di questo nuovo stile che le industre di seta di Lyon, in Francia, ebbero un duro colpo e rischiarono di fallire.
Napoleone, per compensare questo problema, promulgò una legge che obbligava chi partecipava alle cerimonie pubbliche ufficiali ad indossare abiti di seta.

Il momento di gloria successivo degli abiti bianchi, quello probabilmente più importante e che ancora oggi è ben radicato nei nostri usi, è quando divenne il vestito per eccellenza delle spose.
Accadde al matrimonio della Regina Vittoria con Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha.
Sì, quella regina Vittoria.

Non è stato il primo abito da sposa bianco un assoluto ma fu certamente quello che ebbe più risonanza e influenza.
All’epoca era usanza utilizzare un abito molto prezioso per sposarsi: argento, oro, gioielli, ricami erano le scelte più classiche.
Vittoria, però, voleva dare un taglio netto con l’epoca passata (e se conoscete la storia dei suoi immediati predecessori, non c’è da stupirsi) e voleva anche dimostrare che quello non era un matrimonio esclusivamente di potere, ma d’amore.
Era infatti davvero innamorata di Alberto e questo le fece scegliere un abito che per l’epoca era forse anche troppo semplice.
Fu l’inizio di una moda che dura ancora oggi.


Da allora il bianco non abbandonò mai del tutto la moda.
Lo troviamo durante la Belle Èpoque, in abiti ricchi di balze, pizzi, drappeggi e seta leggera. Nell’epoca dell’Art Noveau, arricchito di motivi naturali, applicazioni fantasiose (conchiglie, perle, perline…) e anche successivamente, nei meravigliosi vestiti drappeggiati di Madame Grès e Vionnet, fino ai giorni nostri.

Menzione d’onore va in particolare a un periodo di inizio Novecento, in cui assunse un significato particolare.
In quegli anni, infatti, l’abito bianco fu scelto dalle suffragette americane e inglesi come loro simbolo.
Lo indossavano insieme ad altri due colori, portati di solito su una fascia o come cintura: il viola, simbolo di lealtà e l’oro o, in Inghilterra, il verde, che rappresentavano la speranza.

Fu una scelta estremamente strategica: il bianco permetteva di risaltare nelle foto dell’epoca, in bianco e nero, e quindi era bene evidente sulle pagine dei giornali.
Inoltre era un colore che simboleggiava purezza e innocenza, perciò non poteva essere criticato da chi sosteneva che le suffragette fossero eccentriche o ribelli.
Era un abito che quasi tutti possedevano, di un colore economico e che ben si accordava a tutti i ceti sociali, che le donne volevano rappresentare nella loro battaglia.

Fu una scelta dettata anche da esperienze negative precedenti, come le donne che nell’Ottocento avevano indossato i bloomers (calzoncini) per protestare e divennero oggetto di ridicolo, perdendo purtroppo credibilità.
(E qui si potrebbe aprire un’immensa parentesi sul potere degli abiti).

Il bianco fu anche poi ripreso dalle suffragette afroamericane, che manifestarono perché il voto fu concesso solo alle donne bianche per molti anni.

Questa era, molto semplificata e in breve, la storia dell’abito bianco particolarmente nell’età moderna.